Posizioni finanziarie e quote azionarie relative a otto società informatiche con sede legale a Milano, Roma e Canton Ticino attive nel campo del settore delle scommesse e lotterie. Sono state sequestrate dalla direzione investigativa antimafia di Milano, su disposizione del tribunale di Reggio Calabria.
Le otto società, capitalizzate per oltre sei milioni di euro e con un giro d’affari di 15 milioni di euro solo nell’ultimo biennio, fanno tutte capo ad Antonio Pronestì, 59 anni, origini calabresi, residente a Vercurago. Coinvolto nell’inchiesta “Alchemia” del luglio 2020 (è stato assolto in primo grado) e in rapporti di parentela con Girolamo Raso “Mommo” detto anche il professore. La misura cautelare giunge all'esito indagini delegate al Centro Operativo D.I.A di Milano dalla Procura di Reggio Calabria nei confronti dell'intero nucleo familiare dell'uomo. Quest'ultimo è stato ritenuto socialmente pericoloso sulla base di un "curriculum criminale" ultratrentennale, iniziato nel 1988, durante il quale, oltre a riportare numerose condanne per reati associazione per delinquere, ricettazione, rapine e furti anche di auto di lusso, è risultato gravemente indiziato di appartenere a una cosca mafiosa di matrice 'ndranghetista.
Era già stato indagato nell'ambito di un' operazione antimafia coordinata dalla Dda di Reggio Calabria, che nel luglio 2016 aveva portato all'arresto di 40 persone. Per motivi di particolare gravità, il Tribunale di Reggio Calabria ha disposto nei confronti dell'uomo l'applicazione provvisoria dei divieti previsti dal codice antimafia con cui è inibito di ottenere anche licenze o autorizzazioni di polizia e di commercio. Il sequestro è stato eseguito con la collaborazione dell'organo collaterale svizzero. “La ricostruzione della situazione economico-finanziaria dell’intero nucleo familiare – spiegano gli inquirenti – ha evidenziato che i beni sequestrati dalla D.I.A sono stati acquistati, costituiti, capitalizzati ed alimentati in costanza di sperequazione rispetto ai redditi dichiarati”. Insomma si tratterebbe di beni frutto di attività illecite.