Costi energetici in aumento, calo dell’interscambio commerciale. L’impatto della guerra in Ucraina sulle aziende lecchesi non si limita alla crescita delle bollette, ma riguarda anche il calo delle esportazioni.
A tracciare il quadro i dati diffusi dalla camera di commercio. Il fronte più consistente è quello verso il mercato russo. La bilancia commerciale per quanto riguarda la nostra provincia nel 2021 era in attivo di oltre 26 milioni di euro, un quinto del valore che si registra con la Germania, mercato di riferimento della nostra provincia.
Nei primi nove mesi del 2021, le aziende lecchesi hanno esportato verso la russia merci per 36 milioni di euro, con una crescita del 15 per cento rispetto al 2020. La quota maggiore di esportazioni riguarda macchinari e apparecchiature; seguono i prodotti chimici e quelli in metallo. Nello stesso periodo, le aziende lecchesi hanno importato merci per 9,7 milioni di euro. Oltre il 40% di questo valore è costituito da prodotti in metallo e da prodotti legati alla filiera della carta e del cartone. Da segnalare che, rispetto al 2020, le merci acquistate dalla Russia registrano una flessione del 28 per cento.
Mercato più ridotto è quello verso l’Ucraina. Nei primi nove mesi del 2021, Lecco ha esportato verso il paese oggi invaso merci per quasi 10 milioni di euro, il 97 per cento in più rispetto al 2020. A farla da padrone, anche in questo caso, i prodotti metalmeccanici. Le importazioni nello stesso arco temporale si fermano a 4,9 milioni di euro, vale a dire lo 0,2 per cento del totale. La quasi totalità delle merci sono legate al settore metallurgico. Fino al terzo trimestre 2021, la bilancia commerciale segnava un attivo di 5 milioni di euro.
L’interscambio commerciale con i due paesi in guerra al terzo trimestre 2021 aveva fruttato alle aziende lecchesi un attivo di circa 31 milioni su un totale di quasi un miliardo e mezzo di euro. Anche questo è il prezzo della guerra.