E’ grazie all’export che le aziende lecchesi, anche quelle piccole, hanno fronteggiato la lunga crisi finanziaria scoppiata nel 2008. La pandemia ha però innescato una brusca retromarcia sul fronte delle esportazioni. A soffrire di più sono le imprese artigiane lecchesi che registrano purtroppo il record negativo a livello lombardo. “Al termine del 2019 – spiega Daniele Riva, presidente di Confartigianato Lecco - eravamo tra le province lombarde che meglio contenevano le perdite in fatto di export manifatturiero. Oggi, dopo l’emergenza Covid, siamo il territorio più colpito, il settimo più in negativo dell’intero Paese. Ecco perché, anche e soprattutto da una culla dell’artigianato come Lecco, ci ostiniamo a domandare alle istituzioni risposte certe in termini di accesso al credito, riforma fiscale e semplificazione burocratica”.
I numeri dell’osservatorio appena pubblicato da Confartigianato Lombardia, infatti, non lasciano spazio a dubbi. In un contesto lombardo in cui l’export cala del 5,2% tra il livello del primo trimestre 2019 e quello del primo trimestre 2020, Lecco che si guadagna il poco invidiabile onore dell’ultima piazza con un passivo dell’8,8%. Sostanzialmente, una commessa estera su dieci saltata a causa del Covid-19. “Un bilancio gravissimo – aggiunge il segretario Vittorio Tonini – che conferma quello che già era l’allarme dei rilevamenti sul calo di fatturato di marzo (per Lecco si parla di circa il 70%) e più in generale tutte le sensazioni che già avevamo annotato offrendo risposte e servizi alle migliaia di richieste e quesiti sopraggiunti ai nostri uffici nei mesi di lockdown”.
Per cercare di rispondere alla crisi, l’ufficio estero di Confartigianato Lecco - che l’associazione gestisce in collaborazione con Api - ha varato una serie di interventi e cambi di strategia. Ma senza un supporto del Governo in materia di accesso al credito, sburocratizzazione e riforma fiscale.