Tiene l’economia sondriese, ma lo scenario futuro ha diverse incognite. A fine 2021 le imprese attive in provincia di Sondrio sono 13.685. Un incremento dello 0.9% rispetto all’anno precedente, superiore al dato regionale e nazionale che non va oltre lo 0,5% e che consente di recuperare in parte i livelli del 2019. L’impatto della pandemia sull’economia sondriese però c’è stato e si rileva nel numero di aziende che hanno deciso di cessare la propria attività: 618, un calo sensibile del 30,2%, contro un aumento regionale del +1,4% e nazionale del +11,8%. I dati dell’anagrafe camerale indicano che le aziende della provincia di Sondrio siano costituite per oltre la metà da imprese individuali (59,4%), seguite da società di capitali (19,3%), società di persone (18,9%) e dal 2,4% di imprese costituite in altre forme. Grazie alle facilitazioni previste dalla legge nella fase di costituzione, l’aumento più consistente ha riguardato le società di capitali che registrano un +4,6%, con riferimento particolare alle società a responsabilità limitata semplificata che segnano +12,1%. Una lieve crescita è stata riscontra anche per le imprese individuali (+0,5%), mentre si è registrato un calo del -1,5% per le società di persone. Dati in linea con quelli regionali. Settore in crescita quello delle costruzioni, sostenuto dai provvedimenti governativi come l’ecobonus. Da sottolineare la crescita dello 0,4% di imprese femminili, così come di quelle giovanili, in aumento soprattutto nei settori costruzioni, attività finanziarie e assicurative e tecnico-scientifiche. Per quanto riguarda invece le imprese costituite da cittadini stranieri, la provincia di Sondrio si mostra in controtendenza rispetto alla media lombarda, registrando un +5,9 % provinciale rispetto al +0,2% regionale. “I dati sull’andamento dell’anagrafe delle imprese, soprattutto a livello generale - commenta la presidente Loretta Credaro - fanno intravedere una inversione di tendenza, con un rilancio delle nuove iscrizioni e con la tenuta delle cessazioni”. Non mancano le incognite in merito al futuro: “Lo scenario dipenderà – conclude Credaro – dall’evoluzione della situazione sanitaria, ma anche dal trend dei prezzi dell’energia e delle materie prime e, non ultimo, dai regimi pubblici di sostegno”.