Aveva chiesto il permesso alla moglie e lei aveva acconsentito. Non aveva alcun motivo per negare al marito, padre premuroso, di trascorrere qualche giorno in montagna con i gemelli. Daniela si fidava di quell’uomo, il papà dei suoi figli, sempre composto, misurato, anche quando lei gli aveva detto che voleva separarsi.
La tragedia di Margno, Mario Bressi, 45 anni, ha ucciso nel sonno i suoi bambini di 12 anni, Elena e Diego, e poi si è tolto la vita gettandosi dal ponte della Vittoria a Cremeno, assume sempre più i contorni di una vendetta nei confronti della moglie che aveva deciso di lasciarlo. Premeditata o meno saranno le indagini dei carabinieri, coordinate dalla Procura di Lecco, a stabilirlo.
I militari a Gessate, nella casa dove la famiglia viveva ancora insieme, hanno sequestrato il computer del papà. Disposti l’autopsia e gli esami tossicologici sui corpi del 45enne e dei due ragazzini. Ad eseguirli martedì pomeriggio sarà l’anatomopatologo Paolo Tricomi. Intanto si fanno sempre più lucidi i contorni della tragedia.
La moglie, Daniela, a maggio aveva contattato l’avvocato. La pratica di separazione era solo all’inizio. La donna aveva subito fugato i timori del marito che conosceva dall’adolescenza: le relazioni sarebbero rimaste civili, Elena e Diego sarebbero stati più tempo possibile con i genitori insieme.
Avrebbero potuto vedere il papà quando volevano. Difficile capire cosa abbia scatenato la furia dell’impiegato. Restano i messaggi inviati via whats app nella notte. I primi due dove Bressi parlava di futuro, i campi estivi dei gemelli, le gite al mare. Poi l’ultimo intorno alle tre di notte: “Non li rivedrai più, è colpa tua, resterai sola”. Il gesto, togliere la vita ai figli, forse era già compiuto.
L’assassino e i gemelli erano arrivati a Margno, nella casa dei genitori di lui mercoledì e sarebbero dovuti rientrare a Gessate proprio sabato. E sabato, in macchina quando il cellulare del marito suonava a vuoto e così quelli di Elena e Diego, Daniela ha avvisato i carabinieri. Sconvolta dall’angoscia non ricordava il nome della via dove si trovava il trilocare: i militari l’hanno attesa e sono entrati insieme. Nell’appartamento pulito e in ordine la macabra scoperta. “Non si svegliano”, l’urlo straziante udito dai vicini e poi quelle parole: "Mi fidavo di lui”