Paolo Grassi, 50 anni, nato a Vimercate, residente a Oggiono, nella frazione di Imberido. Già dirigente di Rfi, responsabile della Direzione di Produzione. “Inserito nella rete di aderenze di Nicola Schiavone”, scrivono gli inquirenti nell’ordinanza firmata dal giudice per le indagini preliminari del tribunale di Napoli Giovanna Cervo cha ha portato all’arresto di Grassi e all’esecuzione di altre 35 misure cautelari nelle province di Napoli, Caserta, Roma, Bari e appunto Lecco.
Al centro dell’inchiesta dei carabinieri sulle infiltrazioni del clan dei casalesi negli appalti per i servizi della rete ferroviaria e di pavimentazione stradale ci sono Vincenzo e Nicola Schiavone, quest’ultimo padrino di battesimo dell’omonimo Nicola Schiavone, figlio di Sandokan, capoclan dei Casalesi dietro le sbarre da oltre 20 anni. Diciassette le persone finite in carcere, altrettante agli arresti domiciliari (tra cui Grassi), mentre un altro soggetto è destinatario dell’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria.
Gli indagati sono accusati a vario titolo di estorsione, intestazione fittizia di beni, turbativa d’asta, corruzione e riciclaggio, con l’aggravante della agevolazione mafiosa. Eseguiti anche decreti di sequestro preventivo di beni mobili e immobili, tra cui una villa a Baia Domizia, per un valore complessivo di circa 50 milioni di euro. Grassi, secondo i pm, si sarebbe occupato di alcuni appalti finiti nelle mani delle aziende riconducibili a Schiavone.
Numerosi gli incontri documentati dai militari in ristoranti della capitale. Tra le regalie ricevute dal dirigente da Nicola Schiavone, cravatte di Marinella e gemelli Cartier “che ho gettato in un cassonetto della spazzatura proprio perché non era un regalo che potevo accettare”, le parole del lecchese agli inquirenti.