Il 26 maggio. E’ il giorno in cui in tribunale a Milano si discuterà la richiesta di affidamento ai servizi sociali per il clochard che da settimane ormai agita le notti e le giornate dei commercianti e dei residenti del centro di Lecco. Sputi, insulti, atteggiamenti molesti, il pugno a un cameriere che aveva cercato di allontanarlo.
L’ultimo episodio, l’esibizione delle parti intime ad alcuni ragazzi. Il suo giaciglio è davanti al palazzo dele Paure, dove resta nonostante le ripetute denunce e un daspo urbano emesso dal Questore Alfredo D’Agostino. Molto è stato fatto dall’amministrazione per cercare di inserirlo in un programma di accompagnamento e recupero, ma senza la sua volontà nulla si può fare. Trasportato per 18 volte in pronto soccorso, per i medici non è mai stato in condizioni tali da essere sottoposto a un Tso.
Ora però la soluzione potrebbe essere vicina. Condannato per una serie di reati pregressi, potrebbe finire in carcere o come pena alternativa in affidamento ai servizi sociali. Si deciderà appunto il 26 maggio. A rivelarlo nel corso della puntata di Hashtag in onda martedì sera il vicesindaco di Lecco, Simona Piazza e il Questore D’Agostino.
“Accusarci di non aver fatto nulla è ingiusto- spiega Piazza-. Stiamo parlando di una persona con gravi problemi comportamentali, che in passato aveva iniziato un percorso di recupero poi interrotto per sua volontà. La strategia che stiamo adottando è quella del contenimento, in attesa che possa aprirsi uno spiraglio per riaprire il dialogo con lui”. Così le forze di polizia spesso presenti in piazza per mettere in atto tutti gli strumenti a loro disposizione.
Intanto sul fronte del degrado il comune ha provveduto a sanificare i portici di palazzo delle paure, sarà modificato l’ingresso del museo e posizionate alcune fiorire. Quanto al clochard avrebbe detto di volersene andare dalla città in estate. Resta la questione dei tanti senzatetto che vivono nelle stesse condizioni. Ma, quelli forse, non rappresentano un problema perché sono invisibili. Non danno fastidio.