Lavorare meno per lavorare tutti. L’emergenza Coronavirus sta spingendo il Governo a ripensare la settimana di 40 ore. La ministra del Lavoro Nunzia Catalfo sta studiando una riduzione dell’orario, per evitare licenziamenti, con l’ambizione di mantenere la parità di salario. Il modello è la Germania, dove in momenti di crisi è prassi consolidata. La novità potrebbe già essere inserita nel decreto di maggio.
La proposta però non piace ai nostri industriali. “All’ipotesi di riduzione e rimodulazione dell’orario di lavoro a parità di salario, anche utilizzando risorse pubbliche per la formazione, diciamo chiaramente no – dice il presidente di Confindustria Lecco e Sondrio Lorenzo Riva - Una proposta di questo genere, quando già prima dell’emergenza Coronavirus il Paese aveva gravi problemi di produttività, apporterebbe solo ulteriori danni al sistema delle imprese e ci farebbe tornare indietro agli slogan di almeno 40 anni fa, con ripercussioni negative generalizzate. Non è certo di questo che abbiamo bisogno in un quadro dove le aziende stanno sì riaprendo – aggiunge Riva - ma facendo i conti con un calo della domanda che ancora non siamo in grado di quantificare, e che si avvicina molto al 50% rispetto all’anno precedente, oltre che con l’aumento dei costi che si impongono per lavorare in completa sicurezza”.
“Non saranno le soluzioni improvvisate a farci uscire da una crisi economica che si annuncia gravissima – spiega il numero uno degli industriali - e se diciamo no a proposte inapplicabili nel nostro sistema economico, siamo invece convinti che sarebbe questo il momento giusto per avviare un ragionamento e un confronto su una diversa rimodulazione del calendario lavorativo, per verificare la possibilità di una nuova organizzazione dei periodi di pausa sul modello di altri Paesi, anche europei. Ovviamente mi riferisco ad una riflessione che tenga conto delle esigenze di tutto il Paese, a partire dalle famiglie e dalla scuola, oltre che dalle imprese. Di questo – conclude Riva - sentiamo ad esempio la necessità e non certo di proposte estemporanee e insensate in un momento di grande preoccupazione non solo per i fatturati, ma anche per la tutela dei posti di lavoro”