L’economia è ripartita, ma è sbagliato sottovalutare i tanti segnali che giungono dalle richieste di ammortizzatori sociali. A tracciare il quadro la Uil del Lario nel suo rapporto sull’uso della cassa integrazione nei 12 mesi del 2021. In provincia di Lecco la situazione migliora rispetto al 2020, anno segnato dalla pandemia. Stando ai dati diffusi, le ore si sono ridotte del 56 per cento rispetto a tutto il 2020 e in calo del 68 per cento rispetto allo stesso mese 2021. Complessivamente sono stati 5.664 i lavoratori che nel corso del 2021 sono arrivati a fine mese grazie ai sussidi, settemila in meno rispetto al 2020. Per quanto riguarda l’analisi dei settori produttivi, la cassa integrazione è calata nell’industria del 58 per cento, nell’edilizia del 84 per cento, nell’artigianato del 66 per cento e nel commercio del 43 per cento.
Il quadro non è però così roseo come le cifre potrebbero lasciare intuire. Nel mese di dicembre a Lecco la richiesta di ammortizzatori sociali delle aziende è aumentata complessivamente del 302 per cento rispetto a novembre, complice il problema del reperimento delle materie prime. “Se a questi stai – dichiara Salvatore Monteduro, segretario generale della Uil del lario – si somma il confronto con il 2019, appare evidente come le conseguenze della crisi economica innescata dalla pandemia non siano ancora superate. Ancora una volta gli ammortizzatori sociali, anche nel 2021, hanno permesso di salvaguardare moltissimi posti di lavoro, a caro prezzo. L’effetto della cassa integrazione a zero ore su un dipendente a tempo pieno con una retribuzione mensile di 1.440 euro si traduce in una perdita del 30 per cento. Gli ammortizzatori sociali – conclude Monteduro – hanno permesso alle aziende in difficoltà di salvaguardare i posti di lavoro e hanno sostenuto i consumi portando nelle province lariane 150 milioni di euro spesi in consumi e servizi. Per questo, alla luce del quadro attuale, andrebbero prorogati fino alla fine dell’emergenza covid”.