La curva dei contagi è ancora alta e la riapertura degli impianti di risalita si allontana. Per i territori montani come il nostro, un grande problema: l’impatto economico si può solo stimare. Dalla Regione, l’appello al Governo: ristori in tempi celeri per gli operatori turistici e date certe sul riavvio di funivie, cabinovie e skilift. Nelle stazioni sciistiche gli impianti restano fermi, eccezion fatta per le gare riservate ad atleti impegnati in competizioni nazionali e internazionali, e per l’utilizzo da parte degli sci club. La ripartenza è un punto di domanda. Il primo cambio di programma si è avuto con lo slittamento dal 7 al 18 gennaio. Un nuovo rinvio? L’ipotesi, già annunciata dal Governo, ha messo in allarme i rappresentanti dei territori alpini riuniti nella Commissione Speciale Turismo della conferenza delle Regioni e delle Province autonome. In provincia di Sondrio, gli impianti di risalita nelle passate stagioni hanno visto impegnati 600 addetti. E l’indotto generato in Valtellina e Valchiavenna è stimato in 280 milioni di euro. La preparazione delle piste e la riattivazione degli impianti richiedono giorni di lavoro. Per questo i territori alpini chiedono date certe.