Le aspettative di chi lavora in montagna erano concentrate sulla riapertura degli impianti, una possibilità di riscatto dopo un anno drammatico anche per le numerose attività che ruotano attorno a questo mondo. Ma così non è stato con la proroga della chiusura degli impianti. Una doccia fredda per tutte le stazioni sciistiche. Solo in Valmalenco 40 gli stagionali e 80 maestri di sci che sono rimasti a casa senza prospettive di lavoro ne' garanzie economiche.
" E' stata una mazzata tra capo e collo, commenta Livio Lenatti direttore impianti della società Funivie al Bernina. Quando ho telefonato a tutti i lavoratori,emozionati per il ritorno al lavoro, dicendo loro di stare a casa è stato terribile".