Fatture false per 57 milioni: 8 persone arrestate. È il bilancio dell’operazione della Guardia di Finanza di Sondrio, che ha sgominato un’associazione criminale operante tra Valtellina e Bresciano. Nei guai sono finiti gli amministratori di società nazionali ed estere, che con abili tecniche evasive riuscivano a conseguire ingenti guadagni illeciti, poi reinvestiti nel circuito legale dell’economia. L’indagine, coordinata dal sostituto procuratore Stefano Latorre, ha fatto emergere a loro carico gravi indizi di colpevolezza, che, unitamente al rischio di reiterazione dei reati, hanno indotto il giudice per le indagini preliminari del tribunale di Sondrio Pietro Della Pona ad emettere i provvedimenti di custodia cautelare, 4 in carcere, 4 agli arresti domiciliari. Tutti i soggetti sono residenti in provincia di Brescia. Le accuse sono emissione di fatture per operazioni inesistenti, omissione di dichiarazione dei redditi, riciclaggio transnazionale e ricettazione. A tal fine erano state costituite, la prima nel 2016, la seconda nel 2018, due srl, di fatto fittizie, con sede la prima a Teglio e la seconda a Chiuro, aventi a oggetto l’attività di commercio all’ingrosso di materiali di recupero, minerali e metalli ferrosi. A miglior copertura, spiega Latorre, avevano anche affittato un capannone in zona, mai utilizzato. Dal 2016 a oggi, aggiunge il comandante provinciale della Guardia di Finanza colonnello Antonello Reni, i proventi illeciti frutto dei reati fiscali, venivano trasferiti all’estero attraverso bonifici internazionali, su conti correnti croati, slovacchi e ungheresi intestati ad alcuni indagati, o comunque riconducibili a due società ungheresi, totalmente inattive, di uno dei soci. I capitali poi venivano reintrodotti in Italia attraverso frequenti viaggi in macchina, destinazione l’abitazione del soggetto ritenuto l’organizzatore dell’associazione criminale, nonché custode e gestore del denaro, che poi veniva in parte restituito alle società clienti, destinatarie delle fatture per operazioni inesistenti, in parte utilizzato per il pagamento della merce fornita in nero a ditte compiacenti. Il profitto redistribuito tra i soci era del 10%. Nel corso delle perquisizioni domiciliari svolte oggi trovati anche 100.000 euro in contanti e diverse carte di credito estere. Avevano istituito un meccanismo molto efficace, aggiunge Latorre: pochi giorni dopo il bonifico, uno di loro si recava subito presso la banca estera a prelevare il contante e riportarlo in Italia. In 6 mesi, tramite rilevazioni gps, ricostruiti più di 100 viaggi.