Quasi 4 mila posti di lavoro persi nell’arco di un anno, che superano quota 5.000 se si raffronta l’anno della pandemia con il 2018. E’ preoccupante il quadro delineato dal Centro studi della CGIL di Sondrio che ha messo sotto la lente le comunicazioni obbligatorie per le attivazioni e le cessazioni dei rapporti di lavoro per il 2019 e il 2020, come risultano dal sito Anpal servizi al 31 marzo 2021. I dati, spiega il sindacato in una nota, sono quindi riferiti a quanto comunicato ai Centri per l’impiego provinciali, escluso il lavoro non subordinato, gli autonomi, le partite IVA. “La situazione, pur in evidente tendenza negativa – fa notare la Camera del lavoro – beneficia del blocco dei licenziamenti che, salvo per la cessazione di attività, ha consentito il mantenimento dell’occupazione a tempo indeterminato, pur con ampio ricorso agli ammortizzatori sociali. Ma entriamo più nel dettaglio. Le attivazioni sono passate dalle 34.296 del 2019 alle 25.256 dell’anno scorso. Nel 2020 si sono registrate oltre 9mila assunzioni in meno rispetto al 2019. Anno in cui il saldo attivazioni-cessazioni era positivo di 1.678 unità, è stato invece negativo di 3.650 nel 2020, anno in cui è esplosa la pandemia. La mancata crescita che si traduce nella perdita di quasi 4.000 posti di lavoro – commenta il sindacato guidato da Guglielmo Zamboni – è riconducibile alla crisi pandemica e alle conseguenti chiusure decretate, oltre che ai riflessi della stessa sui mercati di riferimento, in particolare quello nazionale. Come già evidenziato nelle precedenti analisi – annota la CGIL – il mercato del lavoro della provincia di Sondrio è caratterizzato da forte precarietà, solo parzialmente giustificata dalla stagionalità dei vari settori. La forte contrazione evidenziata è riconducibile – spiega la Camera del lavoro – è riconducibile quasi per intero alla crisi pandemica: le interruzioni per cessata attività sono minime e incidevano per lo 0,42% nel 2019 e lo 0,24% nel 2020. Le assunzioni femminili si sono ridotte di 4.426 unità, quelle maschili di 4.614. Se si prendono in considerazione i rapporti di lavoro a termine – spiega la CGIL di Sondrio – è doveroso ricordare alcuni fenomeni che penalizzano prevalentemente l’occupazione femminile: sono infatti le donne ad avere, in particolare in Valtellina e Valchiavenna, scarse opportunità di lavoro a tempo indeterminato, inoltre sono soggette a contratti di minor durata e al fenomeno del part-time involontario. L’area che ha subito il calo più marcato è quella dell’Alta Valle: 4.512 assunzioni, -36,79% sul 2019. Sondrio ha 1.399 attivazioni in meno, -18,70%, Morbegno meno 1.498, -23,26%, Tirano meno 982, -20,68%, e Chiavenna meno 649, -19,29%. Il settore alberghi e ristoranti ha fatto registrare il maggior calo: le assunzioni sono diminuite di 5.663 unità, -42,85%. 2.930 posti persi, che salgono a 4.000 rispetto al 2018.